mercoledì 24 luglio 2013

SPACE 1889: Il Gioco di Ruolo





Frank Chadwick 
Space 1889 è un Gioco di Ruolo pubblicato in italia dalla Wild Boar e, presentato nella prossima edizione di Lucca Comics 2013. In realtà questo gioco giunse già nella nostra penisola orbene 25 anni fa nell'edizione inglese del 1988, creata dal poliedrico Frank Chadwick (ricordato principalmente come creatore del primo Gioco di Ruolo fantascientifico: Traveller del 1977), pubblicato dalla GDW (Game Designer's Wokshop). 

Da questo Gioco di Ruolo furono tratti anche 4 giochi in scatola, ed anche un gioco per MS-DOS del 1990 prodotto dalla Paragon Software Corporation.....ma vediamo di cosa parla.....



STEAMPUNK, ovvero come sarebbe stato il passato se il futuro fosse accaduto prima!

Lo Steampunk è un genere narrativo derivante dalla fantascienza, ma caratterizzato per essere ambientato principalmente in epoca ottocentesca. Lo steampunk descrive un mondo anacronistico in cui armi e strumentazioni vengono azionate dalla forza del vapore (in inglese “steam” vuol dire vapore appunto) e, i computer sono completamente meccanici ed hanno cilindri di cera e apparati magnetici al posto dei moderni circuiti descritti nella fantascienza canonica.

Per citare degli esempi nel mondo dei fumetti, Alan Moore descrive in “The League of Extraordinay Gentlemen” o in “Tom Strong” un mondo caratterizzato da una tecnologia prevalentemente meccanica, differente dalla tecnologia nano-robotica e digitale del classico Cyberpunk, un mondo dove non ci sono megacorporazioni ciniche e spietate, ma società segrete e tematiche esoteriche di lovecraftiana memoria.


Per rendere meglio la descrizione dell'ambientazione Steampunk vi consiglio caldamente di guardarvi
“Steamboy” del grande Katsuiro Otomo (il creatore di Akira.....per quei pochissimi che ancora non lo sapevano).




Space 1889 è un gioco di ruolo ambientato in questa epoca, dove un ipercolonialistico Impero Britannico (manco a dirlo) domina gran parte del pianeta Terra. Gli Stati Uniti sono divisi in un Nord tecnologico ed un Sud agricolo e, nel resto del Globo le varie nazioni controllano tutto il mondo industrializzato e non. Ma come in un Wath If stile Marvel, accade qualcosa che rivoluziona la tecnologia completamente e, di conseguenza cambia radicalmente la razza umana stessa.

Thomas Edison, nel 1870, crea il “Propulsore Etereo”, una tecnologia basata sul vapore (ovviamente) che permette dei viaggi nello spazio, grazie ai quali le varie nazioni possono uscire dall'orbita terrestre ed andare a colonizzare i pianeti del sistema solare, quantomeno fino a Giove!

Space 1889 risulta pertanto un gioco innovativo, fresco nel suo essere anacronistico e grazie alla sua ambientazione ed un sistema di gioco leggero e veloce (Ubiquity), potrà sicuramente regalare bellissime emozioni che non hanno nulla da invidiare a titoli ben più blasonati.



Per dare uno sguardo a qualcosa di Steampunk in attesa che esca Space 1889 e, rendersi conto di cosa si tratta, consiglio vivamente di leggere il sopracitato “The League Of Extraordinary Gentlemen” di Alan Moore o “Capitan Swing” di Warren Ellis. Per chi invece non ci ha ancora giocato, consiglio Bioshock....veramente bello.

Alla prossima!




[Commander]


domenica 21 luglio 2013

QUANDO TUTTO EBBE INIZIO - Capitolo II - di Matteo Palmerini


Nonostante fossi andato a letto molto tardi, mi svegliai presto, prima che la sveglia suonasse: erano le 7.30 del mattino. Mi alzai, feci colazione, mi preparai e intorno alle 8.30 andai in palestra. Passai li tutta la mattinata, mi allenai fino allo sfinimento e poi tornai a casa verso le 12.30 dove feci un breve pasto e poi mi addormentai a causa della disavventura della notte prima.
Dormii placidamente e, senza che me ne accorgessi, si fecero le 20.00. Mi svegliai quasi di soprassalto come se un rumore fosse provenuto dall'esterno del mio appartamento, lungo il corridoio del piano. Scossi un momento il capo e non diedi molto peso a quel possibile rumore, quindi mi alzai e mi andai a sciacquare la faccia con acqua fredda.
Era ora di cena ed io non avevo fame, probabilmente anche quella sera sarei potuto uscire con i miei amici ma la testa decise che era tempo di prendere la moto e andare a fare un bel giro lungo la riviera cittadina. Volevo prendere aria fresca e volevo che fosse l’aria della mia città e non quella del condizionatore.
Mi preparai indossando ciò che avevo messo la sera prima e, prendendo il casco e il portafoglio, uscii di casa chiudendola a chiave.
Viaggiai per quasi due ore lungo la riviera cittadina poi decisi di intraprendere strade più interne che volgessero verso le colline.
Proseguii lungo quella via poi, giunto su una collina molto alta dalla quale era possibile osservare tutta la città e l’immensità del mare che la bagnava, mi fermai e parcheggiai il mio scooterone. Scesi, e dopo essermi stiracchiato ben bene, mi avvicinai al limitare della collina dove mi sedetti lasciando cadere le gambe nel vuoto dello strapiombo che si creava da li ad una trentina di metri verso il basso. Osservai quello scenario notturno che donava alla città un certa eleganza. Un’eleganza che mai avrebbe potuto avere di giorno.
Restai in silenzio così da poter udire solo il rumore della brezza notturna che volava fra l’erba alta; in lontananza il rumore delle auto, del traffico e della città sembravano quasi il flebile ricordo di un brutto sogno.
Per giungere lì avevo abbandonato la strada normale e per circa un chilometro avevo seguito una strada di terra battuta che mi aveva imbrattato di polvere tutto lo scooterone.
A parte quei piccoli rumori di sottofondo potevo considerarmi in uno scenario molto silenzioso che in quella notte fresca si prestava ad essere uno dei migliori luoghi da frequentare durante quell'estate caldissima. L’erba che mi circondava era bagnata dell’umidità e grazie alla brezza che l’accarezzava, era molto fresca.
Tenni le mani poggiate li per molto tempo mentre lo sguardo volava da un lato all’altro della città: a sud si potevano vedere i locali posti sul lungo mare, pieni di giovani intenti a fare festa in quel periodo di ferie e vacanza, a nord la città era un po’ più silenziosa ma non troppo, dato che anche li i locali davano il loro apporto alla movida notturna. In lontananza, in mezzo al mare, si potevano scorgere distintamente le luci di una piattaforma petrolifera e di qualche barca uscita al largo di notte.
Passai molto tempo lì, seduto ad ascoltare la pace di quel luogo e a godermi quel momento tutto mio ripensando anche un po’ a ciò che era accaduto la sera prima con Martina. Un capitolo della mia storia si era chiuso per sempre e sapevo che un altro più bello si stava aprendo, ma non sapevo cosa mi avrebbe riservato.
D’un tratto sentii un rumore forte alle mie spalle e vidi il mio scooterone rovesciato per terra su di un fianco. «Ma che cazzo!» mi mossi in tutta fretta e andai li vicino per rialzarlo da terra. Sinceramente non riuscivo a capire come fosse caduto e l’unica possibilità che mi veniva in mente era che avessi messo male il cavalletto e che quel venticello avesse finito il lavoro.
Lo ritirai su, lo spostai da quel luogo e rimisi il cavalletto accertandomi che stesse tutto bene: fortunatamente non era successo nulla, gli specchietti non erano piegati e il fianco della carena non era graffiato.
Feci per girarmi verso il panorama quando la mia attenzione fu catturata da un particolare che un attimo prima non avevo notato: le chiavi che precedentemente avevo tolto e mi ero messo in tasca, erano nella moto ed erano pure girate nel quadro dei comandi. Sbarrai gli occhi e strinsi i denti quando notai quel particolare inquietante. Come diavolo era possibile una cosa simile? Le avevo in tasca. Alzai lo sguardo dal tachimetro della moto per osservare intorno e capire cosa stesse succedendo e dinanzi a me mi ritrovai, a pochi centimetri, esattamente dall'altro lato della moto, colui che la sera precedente era stato molto tempo ad osservarmi da lontano. Feci un balzo all'indietro che, se non fossi stato pronto nei riflessi, mi avrebbe causato una caduta a terra. «Che cazzo vuoi? Chi sei?» una dietro l’altra mi vennero fuori queste domande che rimasero senza risposta per molto tempo.
«Allora? Non vuoi rispondere? Sei muto?» continuai ad incalzarlo mentre il mio sguardo rimaneva fisso su quella cicatrice che aveva in mezzo alla guancia e che non faceva crescere più la barba.
Scosse il capo e abbassò lo sguardo sulla moto «Tu non sai chi sono ma io so tutto di te!» rispose con voce calma e pacata.
«Ah si? Sai tutto di me! E cosa sai?» risposi abbastanza alterato e innervosito da quella sua affermazione.
«Un ragazzo di venticinque anni che abita da solo in una piccola cittadina affacciata sul mare. Questo ragazzo lavora come assistente tecnico per una ditta di informatica, si è diplomato sei anni prima con la votazione di novantacinque centesimi e ha trovato subito lavoro presso questa azienda. E’ il migliore della sua palestra di kung Fu, gli piace godersi la vita con gli amici e soprattutto, ama con tutto se stesso la sua moto; o scooterone come lo chiama lui…» fece una pausa, quindi rialzò lo sguardo e mi fissò negli occhi «Ti basta come risposta?».
Rimasi colpito e impaurito da ciò che disse ma cercai di non darlo a vedere e subito risposi «Impressionante! Sono seguito da una spia che nonostante sappia tutto di me, non si accorge che non rappresento un pericolo per nessuno e che abbia la fedina pulita» piccola pausa anche per me «dunque cosa vuoi da me?» risposi ancora più nervoso tanto che iniziai a stringere i pugni e a sorreggere più che mai il suo sguardo. C’era solo una cosa che mi colpiva tantissimo di lui: era notte, c’era la luna piena che illuminava a giorno e lui risaltava tantissimo al colore bianco della luna. Incredibile era la fine di luglio e lui non aveva un briciolo di abbronzatura in volto.
«Se vuoi posso continuare nel dirti che il tuo cuore adesso ha un battito abbastanza regolare, nonostante sia un po’ più frenetico rispetto al solito, la vena che ti attraversa la tempia ti sta pulsando per il nervosismo e, nonostante sia molto buio so che stai stringendo i denti…» quando disse queste ultime cose sbarrai gli occhi, feci un passo indietro e alzai la guardia «ma che cazzo sei?».
Una domanda che si disperse nell'aria  Il soggetto sparì nell'ombra della notte senza lasciare alcuna traccia di se.
Mi guardai un po’ intorno mantenendo ancora alta la guardia e tesi le orecchie per sentire qualsivoglia piccolo rumore. Tutto taceva e nulla disturbava più quel luogo.

Cercai di rilassare i nervi con un lungo respiro, aprii il sotto sella della moto, presi il casco e dopo aver avviato il motore, andai via in men che non si dica.

Corsi più che potei, la paura era tanta e a qualsiasi semaforo mi fermavo, sembrava di vedere ancora quel “coso” che mi squadrava da lontano, nascosto in qualche angolo buio.
Arrivai al portone di casa mia, lo aprii e accesi subito la luce per controllare se mi avesse seguito o, addirittura, fosse arrivato prima di me. Fortunatamente non c’era. Posai le mie cose sul tavolo, accesi la televisione e mi buttai sul divano a fare un po’ di zapping. Il pollice camminava da solo sul telecomando e cambiava canale in continuazione, gli occhi erano fissi sullo schermo ma la mente era completamente altrove: non poteva essere quello che credevo io, non esistono quelle cose li. Come potevo iniziare a credere a quelle stronzate. Scossi il capo, mi alzai dal divano, spensi la tv e me ne andai a letto.
Ancora una volta passai una notte insonne pregna di incubi: sembrava che le mie paure più remote fossero venute a galla. Paure che neanche io sapevo di avere. Sognai di cadere nel vuoto, di cadere in un fiume in piena, di venire divorato da uno squalo ed infine, di nuovo, comparve il volto sbiadito di quel “coso” che per due giorni mi aveva tormentato.
Fortunatamente arrivò il mattino e il primo sole fece capolino tra le fessure della serranda. Mi sedetti sul letto e mi guardai un po’ intorno nella penombra della mia stanza.
I pensieri si affollavano veloci nella mente e stavo iniziando a credere veramente che quel tipo fosse solo un soggetto apparsomi in sogno e non una persona reale. Scossi il capo, sorrisi e mi alzai per andare a fare colazione.
Erano ormai quattro ore che stavo seduto alla mia scrivania con lo sguardo perso nel vuoto, le occhiaie e la mente che vagava per fatti propri. Osservavo i miei colleghi che erano tutti indaffarati nei loro lavori: chi programmava, chi montava su una Motherboard i pezzi giusti per assemblare un pc e chi, com'era giusto che fosse, dirigeva i lavori. Io ero uno degli assemblatori/manutentori che quella mattina lavorava per inerzia e a memoria, sapendo per bene cosa dovesse fare.
Finii la mia giornata di lavoro al solito modo, comprando una barretta di cioccolato dal distributore automatico.
La notte in bianco si faceva sentire, così tornai a casa, mangiai velocemente un piatto di pasta e mi misi a riposare sul letto prima di andare in palestra ad allenarmi.
Dormii pacificamente tutto il pomeriggio finché non suonò la sveglia che mi fece sobbalzare e mi ricordò di prepararmi per la palestra. Come sempre il borsone era prontissimo ma io ero uno zombie vivente e dovevo rimettermi in sesto, quindi andai in bagno e con dell’acqua fredda mi sciacquai il volto al fine di svegliarmi come si deve.
L’allenamento mi allontanò per un po’ da quei pensieri che mi farneticavano nella testa da giorni, mi diede l’opportunità di pensare un po’ a me stesso e di concentrarmi su altro.
Tornai a casa e quando inserii la chiave nella toppa della porta mi accorsi di un piccolo bigliettino attaccato al pomello: Quando ci rincontreremo? Domani, dopo domani? Oppure ora?
Quando lessi quell'ultima domanda mi bloccai ma cercai di rimanere calmo volendo finire di leggere il bigliettino; ma sapete cosa c’era scritto ancora più giù? GIRATI. Mi girai e vidi una figura nera sfocata. Dopo quel momento tutto divenne buio e un enorme dolore alla nuca mi fece perdere i sensi.
Mi svegliai tempo dopo e mentre la vista tornava e le immagini cominciavano ad essere nuovamente messe a fuoco, capii di essere a casa mia. Una volta ripresomi completamente e avendo anche percepito il forte mal di testa dovuto a quell'enorme bozzo sulla mia nuca, alzai lo sguardo e mi resi conto di non essere solo in casa e, soprattutto, di essere legato ad una delle sedie della mia cucina.
Ero molto impaurito e non parlai, non volevo dire qualcosa di sbagliato e non volevo commettere errori, lasciai che fossero quei due uomini a parlare. Esattamente, due uomini incappucciati mi avevano preso alla sprovvista facendomi svenire e legandomi alla sedia. Uno era dinanzi a me e l’altro era alle mie spalle.
Era luglio inoltrato, anzi, era quasi iniziato agosto e loro indossavano dei passamontagna. Dei passamontagna asciutti dal sudore. Come diavolo facevano? Comunque non era quella la mia più grande preoccupazione.

«Il capo dice che sei troppo utile e che non dobbiamo farti fuori ma a me piace uccidere gli innocenti» disse l’uomo che camminava avanti e indietro, dinanzi a me.
«Sta zitto, non dire cazzate e rilassati. Tra poco il capo arriverà e lo porteremo via» ribatté l’altro alle mie spalle.
«Via, dove? Dove volete portarmi?» chiesi con molta preoccupazione.
Il neon di quella stanza illuminava tutti e tre e mostrava il fisico prestante di entrambi quegli uomini: uno era più alto e più muscoloso ma avrei giocato tutto quello che avevo che l’altro era molto più veloce e scaltro. Indossavano dei jeans neri e due canotte altrettanto nere, la loro pelle era abbronzata ma il neon la rendeva molto chiara.
«Shhh» disse di nuovo il primo con un sibilo.

La luce andò via, il neon si spense e l’ultima cosa che sentii fu «Oh merda!».

domenica 14 luglio 2013

QUANDO TUTTO EBBE INIZIO - Capitolo I - di Matteo Palmerini

«Fai schifo!»
Sì, la mia storia con lei, la donna che credevo di amare con tutto me stesso, finì in quel momento e con quel cordiale saluto.
Ricordo ancora quell’attimo: sono passati tantissimi anni ma da quel giorno il mio modo di guardare il mondo cambiò per sempre. I miei occhi iniziarono a vedere sotto un nuovo aspetto tutto ciò che prima era una routine per me. Il semplice strombazzare delle auto che percorrevano la via principale della città notturna, era divenuto per me qualcosa di… di… diverso.
E’ tempo che io vi racconti ciò che accadde, è tempo che sappiate come io sono morto.

26 Luglio 2010 ore 20.00 - Quando tutto ebbe inizio

Era una caldissima serata di mezza estate ed ero sul balcone del mio piccolo appartamento con una bottiglia di birra in mano mentre osservavo le persone che tornavano verso le loro abitazioni dopo una lunghissima giornata di mare. Non sono mai stato un tipo da mare ma mi è sempre piaciuto il tramonto estivo e l’aria fresca che porta con sé per sconfiggere il caldo torrido del giorno.
Continuavo a guardare la strada, osservavo tutte quelle persone abbronzatissime e, alle volte scottatissime, che tornavano felici dalla spiaggia. Gruppi di ragazzi, babysitter con i bambini, piccole famigliole, tutti che stavano abbandonando quel luogo per tornare a casa e, chissà, forse per prepararsi ad una serata di divertimenti o a una cena romantica.
Rimasi li sul balcone con la mia birra per circa un’ora fin quando vidi comparire all'inizio della via l’auto della mia ragazza. Un lieve sorriso mi si formò in volto, così poggiai la birra sul tavolo del balcone e rientrai in casa. Mi tolsi la canotta che indossavo e misi una T-shirt, tolsi i pantaloncini e misi i miei bermuda. Presi le chiavi di casa, il cellulare e il portafoglio e aprii la porta di casa per uscire ma quella figura me lo impedì.
«Cristo Santo Martina. Mi vuoi far prendere un coccolone al cuore?» dissi subito dopo aver fatto un piccolo balzo indietro per lo spavento.
«No, non te lo farei mai prendere prima di aver fatto un paio di chiacchiere con te» rispose con tono di voce secco e duro.
«Che cosa ho fatto questa volta?» proseguii mentre mi scostavo dall'uscio della porta per farle spazio.
Lei iniziò a parlare, quella solita tiritera che mi ripeteva ormai da un mese: sono ormai due anni che vivi qui da solo, quando ti deciderai a mettere la testa a posto? Quando potremmo iniziare a vivere insieme? Sei rimasto il ragazzo immaturo di sempre, ecc. ecc. Giuro che avrei potuto ripetere quelle parole io stesso, tante erano le volte che le aveva dette. Quando finì di parlare, presi un paio di bicchieri e una bottiglia d’acqua fresca e volgendomi verso di lei sorrisi dicendo «Mi spieghi cosa vuoi da me?». Un lungo silenzio, durante il quale lei sembrava si stesse preparando ad esplodere, percorse la stanza.
«Fammi capire, ho parlato per mezz'ora e tu non hai sentito una parola di quello che ho detto?» incalzò lei, irrompendo in quel sordo silenzio.
«Esattamente. Sono settimane che mi ripeti sempre la stessa cosa ma forse non ti sei accorta che di tutto ciò che hai appena detto non mi interessa nulla» risposi con tono tranquillo mentre versavo dell’acqua nel mio e nel suo bicchiere, poi continuai «questa tua tiritera la so a memoria e nonostante io ti abbia già dato una risposta, tu continui a portarla avanti» feci un piccolo sospiro e ripresi «no! Non voglio vivere con te, non voglio vivere con nessuno, voglio i miei spazi per me, voglio stare per cazzi miei e soprattutto vorrei iniziare a vivere come dico io e non come dici tu! Fammi un piacere: inizia a decidere solo per te stessa» finii di parlare e bevvi il mio bicchiere d’acqua tutto d’un sorso.
Sembrava che quelle parole l’avessero colpita nel profondo dell’orgoglio, sembrava che qualcosa fosse cambiato in lei: per la prima volta non sapeva come rispondere e, cosa più eclatante, non riusciva a trovare degli insulti da lanciarmi. Così, fissandomi dritto negli occhi si alzò di scatto e riprendendo la sua borsa da sopra il tavolo mi volse le spalle «e ora che fai, non sapendo cosa rispondere, scappi?» incalzai con, probabilmente, il miglior tempismo si sempre.
«No, non scappo, mi allontano dalla puzza di merda che emani… Fai schifo!» E così aprì improvvisamente la porta e fece per uscire.
In quel momento tutto rallentò ed io la vidi finalmente per quello che era: una ragazza con bisogno di attenzioni che sfociava questo suo disagio nel voler essere la parte dominante della coppia; una ragazza che voleva mascherare le sue debolezze con un’armatura di ostentata forza e predominio. Nonostante capii ciò, non tornai sui miei passi: anche io ero stanco e non ne potevo più di quella situazione. Era tempo di cambiare.
I pensieri continuavano ad affollarsi nella mente in quell'istante che sembrava durare ore, ma l’unica cosa che riuscivo percepire di lei era quel fisico da modella: quelle gambe lunghe che iniziavano con dei piedi fantastici e finivano in due glutei sodi e duri come il marmo, quei fianchi perfetti che davano origine a delle curve pericolose, quella terza di seno che mi aveva fatto impazzire in quell'ultimo anno, quelle labbra morbide e quel sorriso stupendo che mi piacevano tantissimo e quei suoi grandi occhi azzurri che facevano risaltare, in quel volto piccolo, la carnagione scura e i capelli castani.
Si, probabilmente non era ancora tempo di avere una storia seria con qualcuno. Probabilmente era solo sesso, solo quello cercavo.
Quell'istante cessò ed ella sparì sbattendo la porta dietro di lei.


Era andata via per sempre, la nostra storia di un anno era finita lì. In teoria avrei dovuto iniziare a star male, magari a piangere, ma ciò che sentivo era solo una perfetta sintonia con me stesso e con tutto ciò che mi stava intorno. Feci spallucce e afferrai il telecomando del condizionatore, lo accesi in modalità “deumidificatore” e poi mi alzai dalla sedia per lasciarmi cadere a peso morto sul divano.
Iniziai a guardarmi intorno, a guardare quel piccolo anfratto nel quale vivevo: una saletta/ingresso con una cucina che spariva nel muro grazie ad una porta/armadio, un bagno e una camera da letto. Non era molto ma per me andava benissimo: era il mio regno.
Dopo un buon quarto d’ora passato disteso sul divano, mi sedetti e afferrai il telecomando per accendere la televisione. Proprio nel momento in cui stavo per premere il tasto di accensione il mio cellulare, ancora nella tasca dei miei bermuda, squillò e vibrò. Era arrivato un messaggio che lessi in fretta: “sta sera ci andiamo a fare una birra con il gruppo, vieni?
Ma sì, meglio che stare a casa a vedere la televisione. Così risposi al messaggio chiedendo a che ora era l’incontro e dove. La risposta arrivò celere suggerendomi che l’orario e il luogo erano i soliti.
Mi preparai un paio di uova fritte, un pezzo di pane abbrustolito sulla fiamma e un poco di insalata che mangiai in tranquillità facendo arrivare l’ora di uscire. Tutto questo mentre guardavo il telegiornale nazionale. Nessuna notizia nuova: la crisi nel nostro paese, le forze dell’ordine che facevano l’ennesima retata a casa di rumeni che trafficavano droga nei pressi della capitale, ancora un omicidio passionale nel nord del paese, un altro boss della criminalità organizzata che veniva arrestato e portato in carcere. Nulla di ché.
Passò un’ora e mezza e così mi alzai dalla sedia, presi il piatto, le posate e il bicchiere e andai a lavare tutto nel lavandino della cucina. Appena finii, pulii il lavello e mi diressi in bagno dove mi lavai i denti e mi sciacquai le mani e il volto.
Fatto tutto ciò ripresi le chiavi di casa e della moto ed uscii.
Andai al punto d’incontro e come sempre fui il primo ad arrivare, così parcheggiai, mi tolsi il casco che misi nel sotto sella e andai a sedere sul muretto.
Il nostro solito luogo d’incontro estivo era un punto preciso della riviera, nei pressi di uno stabilimento balneare posto di fronte ad una cornetteria. Era il meglio che potessimo chiedere: prima una o più birre insieme e poi, dopo aver smaltito tutto l’alcol tra battute e risate si andava a prendere un cornetto alla crema o al cioccolato proprio li di fronte. Il tutto coronato da una passeggiata sulla riviera al fine di osservare il maggior numero di “lati B” di ragazze, ai quali apporre un voto.
La serata iniziò proprio li dove ero solito aspettarli: un muretto basso che delimitava il marciapiede e la spiaggia; un posto tranquillo dove potersi sedere ed iniziare subito a dare i primi voti (anche da solo). Nel frattempo presi le cuffiette del cellulare e le attaccai all’Iphone per iniziare ad ascoltare la musica.
Passai circa dieci minuti in solitudine; beh, per modo di dire ero solo… In breve tempo arrivarono tutti i miei amici: Giulio, Marco, Stefano, Luigi e la sua ragazza rompipalle, Luisa.
Appena arrivò l’ultimo di noi, ovvero Luigi che dava sempre la colpa a Luisa per averci messo troppo tempo nel prepararsi, mi alzai e battei le mani «Allora, Birra?» dissi abbastanza entusiasta di quell'inizio di serata. Tutti insieme risposero con un sonoro «Certo, che domande!».
Mi alzai e incoraggiai gli altri ad avviarci verso l’entrata dello stabilimento rimanendo dietro la fila.


Entrarono tutti nel locale e Giulio tenne la porta aperta per far entrare anche me. Qualcosa, però, attirò la mia attenzione: un uomo in lontananza, dall'altra parte della strada, vicino alla cornetteria, mi fissava e lo stava facendo da quando io ero arrivato lì. Non avevo dato molta importanza al soggetto considerandolo un matto di strada, ma in quel momento un qualcosa, una scintilla, un luccichio che provenne da lui mi incuriosì e mi fece voltare. Continuava a stare nella posizione di prima, appoggiato al muro con la schiena e una gamba flessa che poggiava la pianta del piede sul muro. Indossava una T-shirt nera, dei jeans strappati e un paio di converse nere. Il volto non sono mai riuscito a vederlo per bene dato che aveva sempre lo sguardo basso ogni qualvolta mi giravo ad osservarlo.
«Ehi, ci sei?» disse Giulio incuriosito dalla mia esitazione.
«Eh? Si si, perdonami.» risposi e subito dopo entrai nel locale.
«Tutto bene?» continuò lui mentre mi dava una pacca sulla spalla e lasciava che la porta si chiudesse alle mie spalle.
«Si, tutto bene. Sono solo un po’ stanco e frastornato. Inoltre, non ve l’ho ancora detto ma oggi io e Martina ci siamo lasciati.» risposi con un mezzo sorriso dipinto in volto.
Lui si fermò e mi afferrò per un braccio «Davvero? E come mai?» mi fece questa domanda ma già sapeva la risposta, infatti dal suo sguardo si poteva trapelare quel senso di ironia che, avvicinato alla domanda, la rendeva quasi comica.
«Lo sai il “perché”. Mi ero rotto le scatole di stare con una che mi diceva quello che dovevo fare. Finché è servita al suo scopo andava tutto bene, ma da quando ha iniziato a dettare legge, la sua legge, non mi è andata più bene» risposi in questa maniera alimentando l’ironia che si era venuta a creare nell'aria e continuando a sorridere al mio amico.
 «Eh si, me lo aspettavo proprio. Dai, andiamoci a fare sta birra benedetta!» continuò lui passandomi il braccio sulla spalla.

            La serata trascorse in tranquillità tra risa, battute e scherzi alla ragazza di Luigi che ormai era diventata l’obiettivo di ogni nostra serata. Chi riusciva a farla imbestialire poteva anche meritarsi una birra gratis. Il tutto avveniva affinché lei si arrabbiasse con Luigi e desse tutta la colpa a lui. Poverino non era mai colpa sua ma si beccava sempre le peggiori strigliate e al contrario, noi ci facevamo grasse risate.
Non andammo a prendere solito il cornetto, anzi, passammo così tanto tempo al tavolo dello stabilimento che non ci accorgemmo dell’orario: si erano fatte le 3:00. Quando guardai l’orologio sgranai gli occhi e mi volsi verso gli altri «Credo sia il caso di tornare a casa. Sono le tre e domani mi devo alzare presto» e nel dire ciò mi alzai dalla mia sedia. Tutti mi seguirono e uscimmo dal locale. Mi accompagnarono fino al mio scooterone e da lì ognuno per la sua strada.
Presi il casco e nel metterlo mi guardai intorno cercando quella figura che precedentemente era rimasta molto tempo a fissarmi dal lato opposto della strada. Non riuscivo a vederla ed essendo molto stanco non gli diedi peso avviandomi verso casa mia, sapendo che l’indomani mattina mi aspettava il solito allenamento di Kung Fu. Sì, ero iscritto ad una palestra di arti marziali ed ero il migliore del mio corso nell'arte del Kung Fu.
Tornai a casa, mi svestii, mi feci una doccia veloce per togliermi di dosso quell'umidità che mi aveva reso appiccicoso e mi misi a letto. Ricordo ancora come quella notte fu un tormento completo per me, come dormii male nel mio letto (cosa che non mi era mai accaduta) e come i sogni mi rovinarono il sonno. E’ ancora nitido nella mia mente il ricordo di quel sogno nel quale mi trovavo nel giardino della mia vecchia casa, della casa dei miei genitori, ero in piedi dinanzi al corpo morto di mio fratello, trucidato da non si sa cosa.

            

lunedì 10 dicembre 2012

DEATHWATCH - Il Gioco di Ruolo di Warahammer 40.000



"Nella tetra oscurità del lontano futuro c'è solo guerra"  


Apotecario degli Ultramarine
Deathwatch è un gioco edito dalla statunitense Fantasy Flight Games, casa editrice di svariati giochi in scatola, di ruolo e di carte. L' ambientazione è il futuristico-gotico universo del celeberrimo gioco di miniature (o wargame che dir si voglia) di Warhammer 40.000 (di seguito WH40k) della britannica Games Workshop

La Deathwatch è un corpo speciale dell' Inquisizione composto da Space Marine provenienti da tutti i capitoli lealisti, specializzati nello stanare, cacciare e distruggere gli alieni nemici dell' Imperium. Le loro armature vengono pitturate di nero e tutti indossano lo stesso spallaccio sinistro color argento, mantenendo l'icona capitolare sullo spallaccio destro.

Il manuale base
 Nel manuale base troviamo tutto quello che ci serve per iniziare: creazione del personaggio, storia dei vari capitoli, background personalizzabili (dall' equipaggiamento alle varie conoscenze e specializzazioni), ambientazione, bestiario, png ed un dettagliatissimo sistema di regole che (sembrerà scontato) è uno dei migliori che si possa trovare in circolazione. I combattimenti si basano su tiri percentuali, così come le altre varie abilità potenziabili con l' esperienza, ma i PG non hanno dei veri e propri livelli (alla D&D per intenderci), ma dei "rank" che fanno aggiungere abilità o crescere quelle già possedute. 
Marine tattico degli Space Wolwes

Fin quà nulla di nuovo, ma il sistema a percentuali unito a modificatori (positivi e negativi) con situazioni ambientali e caratteristiche delle armi rendono le azioni profondamente diverse e variabili tra di loro, il tutto completato da un sistema della gestione delle ferite totalmente innovativo e realistico che sfiora la perfezione. Nel gioco troviamo 6  classi giocabili: Bibliotecario, Apotecario, Techmarine, Assaltatore, Tattico e Devastatore ognuno diverso all' inizio e nei vari potenziamenti che saranno acquisiti con l' esperienza. 



Un tipico Kill Team in azione
 Questi Marine, organizzati in Kill Team (piccole squadre da 5-6) vanno in giro per l' Universo combattendo gli alieni (non disdegnando comunque eretici, demoni e rinnegati vari) che mettono in pericolo l' umanità, grazie a mezzi e risorse che neanche i più antichi e potenti capitoli di Space Marine possiedono. Con il passare del tempo (e con l' eperienza) i PG possono vedere il loro alter ego, tramutarsi in una spietata macchina della morte (il Kill Marine) o diventare Cappellano, un veterano Terminator o passare a miglior vita come Dreadnought ........ o nella sventurata ipotesi lasciare il mondo terreno per raggiungere la gloria dell' Imperatore ....... in effetti la mortalità è abbastanza elevata, ma gli Space Marine non conoscono paura!! Non mancano le espansioni per ampliare l' esperienza di gioco, grazie a Rites of Battle, comodo supplemento che contiene la descrizione di altri capitoli di Space Marine, Mark of the Xenos, un bestiario completo anche di altri nemici da affrontare, come demoni, eretici ed altro ancora, The Jericho Reach, che descrive la storia e background della Deathwatch con delle ottime basi per delle avventure ........ forse l' unica pecca di questi manuali è che sono esclusivamente in inglese ........ speriamo in un futuro prossimo di avere una traduzione (cosa gia avvenuta per altro, con Dark Heresy).

Assaltatore dei Blood Angels
 Deathwatch è un gioco bellissimo assolutamente da provare, ottimo per tutti gli appassionati del genere fantascientifico (anche se non conoscenti dell' ambientazione) e, ovviamente, per tutti i giocatori di ruolo che condividono la passione per il wargame in questione ........... ma potrebbe essere anche quel punto di contatto per i neofiti che incuriositi, proveranno ad avventurarsi in questo "lontano futuro dove c'è solo guerra". Potrebbe essere utile anche l' aver già giocato al GdR di Warhammer Fantasy, che con Deathwatch condivide parecchie cose (in modo particolare caratteristiche e combattimento). Come ultima cosa, consiglio di dare uno sguardo anche agli altri giochi della Fantasy Flight ispirati alla stessa ambientazione di WH40K, come ad esempio Dark Heresy (incentrato sull' Inquisizione), Only War (Guardia Imperiale), Rogue Trader (gli esploratori nel 40° millennio) e Black Crusade (gli Space Marine del Chaos) ...... spero al più presto di poter scrivere qualche articolo anche su questi altri splendidi giochi, alla prossima!



giovedì 2 agosto 2012

Vi presentiamo i Tiranidi (7^ parte - Conclusione): Supporti Pesanti

Cari Gamers, ecco per voi un'altra puntata della nostra rubrica dedicata ai Tiranidi. Stiamo arrivando alle battute finali ma non temete, perchè quando avremo una migliore padronanza del nuovo regolamento sarà nostra premura preparare un articolo speciale per discutere su come meglio adattare l'armata tiranide al nuovo set di regole. Non preoccupatevi quindi, perchè ogni unità del codex avrà qualche riga di aggiornamento e, probabilmente alcune opinioni cambieranno radicalmente. Ma per il momento concludiamo ciò che abbiamo iniziato ed occupiamoci delle scelte supporto pesante. 




CARNIFEX: l'indispensabile ariete dell'armata tiranide. E' un modello estremamente lento e facile da prendere di mira, ma è in grado di abbattere in poco tempo praticamente qualsiasi cosa si trovi davanti. Il Carnifex ha infatti un elevatissimo valore di forza, combinato con un'ottima resistenza e ad un numero di ferite più che dignitoso. Il discreto tiro armatura permette inoltre di non preoccuparsi di molte armi, e di temere solo quelle potenziate o anticarro. Inoltre il Carnifex può disporre di un'ampia varietà di equipaggiamenti, ed è facilmente adattabile a qualsiasi stile di gioco. Lo si può schierare come un lento ed inesorabile supporto con buone armi da tiro o, lo si può usare come elemento di punta dedicato al corpo a corpo. Bisogna però tenere a mente che il costo del Carnifex non è irrisorio e può aumentare notevolmente se ci si lascia prendere la mano con i miglioramenti disponibili. Consigliamo in particolare di evitare le vesciche di tossine e la rigenerazione e di scegliere sempre gli aculei a frammentazione (che possono portare vantaggi enormi).

Gli unici punti scuri del Carnifex sono la velocità e l'iniziativa, ma come vedremo fra poco si possono studiare strategie per evitare, o quantomento attenuare, i primi due difetti. La lentezza è un problema solo se il Carnifex è privo di armi da fuoco, ed in questo caso il nostro consiglio è quello di dotarlo di una spora micetica per poterlo schierare proprio dove serve. 

La scarsa iniziativa mette invece il modello in una posizione piuttosto complicata, in quanto lo costringerà ad attaccare in contemporanea con i pericolosi magli. L'unica soluzione che abbiamo trovato per attenuare questo svantaggio è costosa e comprende l'utilizzo di più carnifex schierati in una sola nidiata. In questo modo si rinuncia al prezioso schieramento fornito dalla spora micetica, ma di fronte ad un assalto del genere difficilmente uno o due magli protranno davvero impensierirvi. E' una soluzione difficilmente praticabile nelle partite convenzionali, ma può essere molto divertente e vale la pena provarla. 




IL VECCHIO OCCHIO SOLO: versione particolarmente specializzata del Carnifex, adattata al corpo a corpo e privata della possibilità di entrare in gioco usando la spora micetica. Molto di quanto appena detto per il Carnifex si può tranquillamente applicare anche a questo modello, che però non ha armi da fuoco nè possibilità di cambiare equipaggiamenti. Il costo in punti è particolarmente elevato, ma le abilità del Vecchio Occhio Solo forniscono una maggiore resistenza ed una più alta possibilità di infliggere molti danni. Lo consigliamo in partite a molti punti, ma potrebbe far parte di armate più piccole con uno stile marcatamente aggressivo.




BIOVORE: unità da tiro molto particolare, non eccelsa ma molto divertente. Dotata di una peculiare arma da fuoco dalla grande gittata, la Biovora si rivela molto utile contro nemici molto numerosi e poco resistenti o contro le unità avversarie che restano nelle retrovie. Il modo in cui l'arma viene utilizzata, ed i particolari effetti che si verificano qualora non si centrasse il bersaglio sono di certo particolari e divertenti, ma non ci si può aspettare granchè da questi modelli. Li consigliamo solo contro armate "orda", contro armate statiche o contro armate che tendono ad avanzare lasciando indietro le unità dotate di armi pesanti. Le caratteristiche e l'assensa di equipaggiamenti rendono le biovore inadate anche al mero uso come supporto in corpo a corpo, quindi non vale la pena farle avanzare con il resto dell'armata. 

Per essere efficaci le biovore vanno utilizzate in unità complete, che rischiano di sotttrare una quantità di punti eccessiva rispetto al risultato che si può ottenere. Di sicuro però il vostro avversario sarà sorpreso dagli effetti della Biovora, un modello che di questi tempi si vede sempre meno sui campi di gioco.




TRIGONE: sicuramente uno dei modelli più efficaci tra quelli a disposizione dei Tiranidi.

Il profilo della Trigone, unito ad una grande rapidità e da ottime abilità speciali, giustifica appieno il costo in punti del modello. Questa creatura mostruosa è in grado di risolvere molte delle situazioni critiche che potreste incontrare durante una partita, ed è indicata per attaccare qualsiasi bersaglio, sia esso un edificio, un veicolo o un'unità. Ancora una volta, le uniche cose da temere sono le armi potenziate e le armi pesanti, anche se le peculiari modalità di schieramento del modello e l'ampio numero di ferite attenuano in parte questo svantaggio tipico dell'armata. Inoltre la rapidità della Trigone permette un tipo di gioco molto aggressivo, che costringerà l'avversario a concentrare le proprie attenzioni su un singolo problema, dando così al resto dell'armata tempo prezioso per avanzare ed ingaggiare le unità nemiche in corpo a corpo.

L'unico miglioramento utile a questo modello è la promozione a Trigone Primus, che vale ampiamente i punti spesi. Il modello però è utilissimo anche nella sua versione base e, lo consigliamo senza riserve.




MAWLOC: modello simile alla trigone, che però si affida più alle sue abilità speciali che alle sue semplici capacità in corpo a corpo. Sebbene il suo utilizzo possa essere molto divertente e la sua unica capacità di schieramento abbia il potenziale di infliggere parecchi danni, non ci sentiamo di consigliarlo. Il costo in punti è troppo elevato rispetto alle potenzialità del modello, specie quando la sezione supporti pesanti è così ricca di modelli dal forte impatto in corpo a corpo. Sicuramente il Mawloc aggiunge particolarità all'esercito e tensione all'avversario, che dovrà fare i conti con schieramenti imprevedibili e distruttivi. Purtroppo a questo modello non si può chiedere molto di più di qualche entrata ad effetto, e tali entrate non sempre sortiranno i devastanti effetti da noi sperati. Inoltre questo modello, anche se usato al massimo del suo potenziale da un giocatore particolarmente fortunato, sarà in grado di combinare qualcosa solo a turni alterni, cosa che non è tatticamente molto valida. Infine, sebbene il Mawloc abbia tutte le carte in regola per sostenere un corpo, utilizzarlo in tal senso sarebbe sia uno spreco delle sue abilità speciali sia una scelta contro logica, visto che come abbiamo detto in precedenza c'è la trigone che eccelle in tale campo. Comunque, rimane una discreta scelta per chi predilige un pizzico di rischio ed incertezza in più nelle proprie partite.




TIRANNOFEX: un modello imponente e molto resistente, ideato per fornire supporto a lungo raggio e generare ampi volumi di fuoco. Basta infatti guardare il profilo e le armi disponibili per capire che il più delle volte il Tirannofex sarà molto lontano dai combattimenti in corpo a corpo. Il Tirannofex è estremamente resistente ed è dotato di una ottima corazza, ma è molto lento e teme molto l'assalto delle unità nemiche. Bastano infatti pochi colpi di maglio potenziato per toglierlo dal tavolo e, a causa della bassa iniziativa e del ridotto numero di attacchi, se il Tirannofex subirà un assalto arriveranno molti colpi di quel tipo.


Il Tirannofex ha accesso esclusivo ad alcune tra le migliori armi da tiro disponibili nel Codex Tiranidi, e può essere configurato per sparare un ridotto numero di colpi dalla forza estremamente alta o un impressionante volume di fuoco, non particolarmente potente, a corto raggio. Sebbene abbiano indubbiamente un ottimo potenziale e varie possibilità di impiego, tali armi da fuoco lasciano comunque un pò a desiderare e non sono ciò che ci si aspetterebbe da un modello del genere. A parte questo, il Tirannofex potrebbe essere un solido supporto per la vostra armata, qualora siate disposti ad investire un numero di punti molto elevato per porterlo schierare. Il costo in punti è infatti uno dei maggiori deterrenti all'uso di questo modello, e lo rende molto raro nei campi di battaglia. Potrebbe però essere utile in missioni in cui sia vitale distruggere rapidamente delle fortificazioni o stanare unità avversarie da particolari obiettivi. 




Per il momento la nostra rubrica sui Tiranidi finisce qui. Speriamo di esservi stati utili e vi ringraziamo per averci seguito e, a costo di sembrare un pò arroganti, speriamo anche che i nostri consigli ed i nostri pareri portino un pò di originalità e novità nelle strategie di gioco. Vi invitiamo a seguire ancora il nostro blog, perchè stiamo preparando per voi altri articoli molto interessanti.




alla prossima!
















sabato 30 giugno 2012

WARHAMMER 40000 - SESTA EDIZIONE DEL REGOLAMENTO

Cari gamers,

questa volta abbiamo preparato per voi un articolo davvero speciale, dedicato alle nostre prime impressioni sul nuovo regolamento di warhammer 40000. E' proprio così, quanto leggerete di seguito non è frutto di congetture, ipotesi, pettegolezzi o scopiazzature di materiale altrui, ma deriva invece dalla nostra esperienza diretta con il nuovo sistema di gioco. Come già detto sono impressioni prese "a caldo", quindi non rappresentano nè una critica articolata e ben approfondita nè la nostra'opinione definitiva, ma rispecchiano ciò che pensiamo del nuovo regolamento a pochissima distanza dall'acquisto del manuale e dalla prima prova pratica. 

IL TEATRO DEL MASSACRO...
La prima cosa che si nota, una volta sfogliato il regolamento, è proprio la presentazione visiva del nuovo manuale. E' un libro molto corposo dalla grafica ben curata e ricca di particolari, con molte illustrazioni e con un segnalibro un pò retrò che consideriamo una scelta tanto semplice quanto azzeccata. Quando abbiamo iniziato a leggerlo, abbiamo subito capito che una dissertazione teorica sarebbe stata noiosa e riduttiva, ed abbiamo quindi deciso di organizzare una partita per leggere ed applicare le nuove regole man mano che queste fossero state necessarie.
Le armate scelte sono state Lupi Siderali e Demoni del Caos (per l'occasione organizzati in una lista totalmente composta da modelli di khorne); mentre per rendere più scorrevole ed interessante il "collaudo" abbiamo scelto di limitare la selezione delle armate a mille punti e di includere unità di diverso tipo per usare più regole possibili. Naturalmente non siamo riusciti a provare tutti i tipi di unità, ma ci riproponiamo di farlo nel prossimo futuro, e magari ne discuteremo in futuri articoli. Abbiamo inoltre deciso di usare un tavolo ridotto, per incrementare l'azione e simulare un combattimento in area urbana.


Fin dai primi momenti dello schieramento spicca subito la volontà dei creatori del gioco di aggiungere una ulteriore sfumatura di "dinamismo" al regolamento, aggiungendo diversi fattori di casualità e la possibilità di simulare situazioni "epiche". I primi fattori casuali sono stati infatti i tratti dei generali d'armata e della missione da combattere. Ogni possibile scelta è sembrata bilanciata e non eccessiva, e le diverse combinazioni sicuramente contribuiscono alla longevità del gioco allontanando lo spettro della monotonia. 


In modo rapido e poco complicato è stata 
selezionata una missione di perlustrazione, effettuata secondo le modalità di schieramento "colpo d'avanguardia"; mentre i due generali si sono invece rivelati essere un "Guerriero Leggendario" (spiccateschi, demoni del caos) ed un maestro delle manovre (sacerdote del lupo, lupi siderali).
Nel primo turno di gioco i servitori di khorne sono arrivati sul campo di battaglia tendendo letteralmente un agguato agli space marine, ed abbiamo notato con piacere che ora l'accesso alle truppe in riserva è un pò più semplice.
 

Più in generale abbiamo notato che c'è stata una netta semplificazione di alcune regole, come per esempio dell'attacco in profondità, che sicuramente giovano al ritmo di gioco.
Altre significative scoperte sono state fatte nel primo turno dei lupi siderali, quando ci sono state le prime fasi di tiro e di corpo a corpo. Mentre in questa particolare partita le nuove regole sul fuoco alla cieca e sul tiro di reazione non sono state particolarmente determinanti, quelle sull'assegnazione delle ferite nelle fasi di tiro e sull'assalto ci hanno particolarmente impressionato.

A nostro avviso con queste nuove regole nessun assalto potrà più essere dato per scontato, e tutti i giocatori saranno portati ad avere una maggiore attenzione nella distribuzione degli equipaggiamenti e nella collocazione dei modelli sul campo di battaglia.
Nella nostra partita, la ricognizione si è dimostrata breve ed estremamente brutale, ed ha visto l'emergere di numerosi combattimenti corpo a corpo tra i marines e i servitori di khorne. Questi ultimi hanno avuto quasi sempre la meglio, ma non prima che i marines di fenris abbiano dato loro modo di scoprire che in questa edizione la regola "guerriero eterno" non è più compresa nella regola "demone".

SPICCATESCHI LANCIA LA SFIDA AL SACERDOTE DEL LUPO, E SI APPRESTA A FARE IL SUO LAVORO...

Mentre la partita si avviava verso le fasi finali, abbiamo avuto modo di provare un'altra aggiunta molto particolare: la regola della sfida. Una regola che cambia un pò l'uso dei personaggi e sicuramente aggiunge di certo colore alle partite ed è un vero e proprio richiamo alle storie brevi sull'universo di warhammer 40000 che arricchiscono i codex. Ed è'proprio con una sfida che la nostra partita si è conclusa, con Spiccateschi che decapitava letteralmente la catena di comando dell'armata avversaria.
In conclusione, anche se abbiamo solo iniziato ad addentrarci in questo nuovo regolamento, le nostre opinioni sono positive. Non abbiamo avuto modo di cimentarci con momento di gioco significativi come la fase psionica o i combattimenti aerei, ma lo faremo presto e come detto in precedenza, condivideremo con voi ogni nostra ulteriore scoperta.

Alla prossima!